La moda è una forza importante, di cui tenere conto nella nostra società. Può suscitare emozioni, provocare, guidare, affascinare.
Il 24 Aprile 2013, 1133 persone sono morte e molte altre sono state ferite quando il complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, in Bangldesh, è crollato.
Fashion Revolution dice: basta!
Crediamo in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Insieme, useremo il potere dell’industria della moda per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.
dal sito web di fashionrevolution.org
Vi siete mai chiesti quale sia il VERO costo dei vestiti che indossate?
Se leggete il mio blog, probabilmente sì: del fatto di fare una moda etica, io vado molto fiera.
Mi piace pensare di riutilizzare tessuti che, industrialmente, verrebbero scartati. Mi piace andare piano, cucire “a misura d’uomo”.
Mi rendo conto che, ovviamente, una fabbrica ha altre tempistiche ma… tra il giusto guadagno e lo sfruttamento della manodopera, passa un mondo.
FashionRevolution è un’iniziativa nata qualche anno fa proprio per sottolineare il peso umano e ambientale che si cela dietro il fast fashion. Questi vestiti di poco valore -prodotti, indossati e buttati nel giro di una manciata di settimane- IMPOVERISCONO IL PIANETA:
Non per forza comprando da piccoli produttori locali (anche se io lo consiglio. Come diceva la divina Vivienne “Buy less, choose well, make it last“) ma anche alzando la voce e chiedendo alle grandi catene della moda di adeguare le loro strategie produttive per renderle più eque. Il risultato saranno vestiti più costosi? Può essere. Compreremo una maglietta di meno, ma sarà prodotta con materiali migliori, in condizioni lavorative migliori, da persone meglio stipendiate. L’economia ne risentirà? Non credo: persone meglio stipendiate possono spendere di più, pagano di più le tasse, sono più disposte a investire per il loro futuro quindi, in definitiva, aiutano il sistema a girare meglio. Semplicistico? Forse. Attendo le risposte di chi ha idee più chiari in fatto di micro e macro economia.
FashionRevolution chiede:
Unisciti a noi dal 24 al 30 Aprile 2017, indossa un indumento al contrario, scatta una foto e postala sui social chiedendo ai brand “Chi ha fatto i miei vestiti?”
Wie komt er in ons ‘fotohokje’ op zaterdag 29 april tussen 14:00 en 16:00 uur? We vragen om meer transparantie in de kledingindustrie, door de grote kledingmerken te vragen #whomademyclothes? . . #Fairtrade #fashionrev #fashionrevolutionday #ethicalshopping #ethicallymade Un post condiviso da Wereldwinkel Amersfoort (@wereldwinkelamersfoort) in data:
Nelle scorse edizioni, migliaia di persone lo hanno già fatto: un piccolo gesto per provare ad ottenere un grande risultato. Parlare di questa bella iniziative il 25 Aprile, poi, mi sembra particolarmente significativo. Ogni giorno ci sono delle cause per cui vale la pena battersi, perché il mondo che sognarono i nostri nonni, purtroppo, non esiste ancora.
Great ready to show your clothing label and ask brands and retailers #whomademyclothes during FASHION REVOLUTION WEEK 24-30th April. Your voice, your questions and your actions can change everything. JOIN US: www.fashionrevolution.org/get-involved ———————— There’s been lots of Fashion Revolution activity kicking off in Japan this week! 🇯🇵Thanks to @emimatsushima @alexa_luczak @rena_igo @l_jpn @tanakaofficial and @techitechiaya for asking #whomademyclothes 🙌 via @fashionrevolutionjapan Un post condiviso da Fashion Revolution (@fash_rev) in data:
April 24th is Fashion Revolution Day. Created after the Rana Plaza factory collapse in Bangladesh on 4/24/13 when 1,134 garment workers died and 2,500 more were injured, it’s a time to ask brands “who made my clothes?” No one should die in the name of fashion. We need transparency, worker safety, and living wages for workers / #fashionrevolutionday #fashrev @fash_rev #whomademyclothes #ethicalfashion #fairtradefashion Un post condiviso da Drizzle & Shine (@drizzleandshine) in data: